Cinque indagini per l'investigatore dei carruggi, che, nel primo racconto ”Un ibrido uomo”, scopriamo veramente arrabbiato. Non si era mai visto un Bacci Pagano così.
E' proprio l'ingiustizia quella che fa scattare la molla della rabbia dell'investigatore. Non gli interessa l'indagine quanto tale, ma rendere giustizia a un uomo che è stato turlupinato per l'ennesima volta, non tanto da una persona specifica, ma da una persona che rappresenta il sistema nella sua totalità. Questo racconto breve, ma di un graffiante inaudito, inizia con un uomo di mezza età invecchiato prima del tempo, leggermente ingobbito, di una magrezza rugosa e sofferta e con l’aria spaesata di chi sembra aver smarrito il bandolo della propria vita, che rientra a Genova, a casa – anche se una casa non ce l’ha più – dopo un lungo soggiorno in clinica a Bellinzona. Si tratta di Mario Canepa, un uomo di colore, timido e cortese che incarica Bacci Pagano di rintracciare il proprio figlio.
Si esprime in un italiano ricco e appropriato con marcato accento genovese. Figlio adottivo dei Canepa, è stato, dopo la morte del padre, titolare della "Mario Canepa & figlio", una ditta che importava caffè dal Corno d'Africa. Quando si presenta all'appuntamento con Bacci Pagano ha l'aria dimessa e veste con trasandatezza. "Ritrovi mio figlio dottor Pagano. Si chiama Giovanni, ha vent'anni e non vuole parlare con me. Mia figlia Rachele, sua sorella, mantiene i contatti con lui ma si rifiuta di dirmi dove lo posso trovare". Inizia così per Bacci un'inchiesta, forse la più velata di malinconia della sua carriera, nella quale il suo senso di giustizia, lo spinge ad andare con determinazione oltre il proprio mandato, fino a risolvere un caso ben più oscuro e complesso del solo ritrovamento del giovane. Completano il libro altre quattro brevi inchieste di Bacci Pagano: Bacci Pagano al Roger Café, Bacci Pagano sul lago, Bacci Pagano al ballo a Fontanigorda, Gli uccelli di Pechino.
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