Villa Bombrini si conferma hotspot fondamentale per la cultura musicale di Genova. Dopo il grande successo del 2009, anche quest’anno il festival popolare “Pop, musica contro il razzismo”, ideato e organizzato da Arci Genova, ha riempito le serate di Cornigliano con valanghe di buona musica e movimento. Il passato fatto di acciaio, fumi, e scarichi industriali sembra un poco più distante: la storica villa nobiliare, recentemente acquisita dalla Regione Liguria, ha spezzato l’assedio industriale che da decenni la teneva prigioniera in un angolo della città che ora può risorgere.
Il festival popolare (dal 5 al 7 agosto), alla seconda edizione, anche quest’anno ha ospitato proposte musicali molto varie ed eterogenee, dall’elettronica al death metal più estremo, passando dal post-rock sperimentale al reggae, senza dimenticare tutte le avanguardie della scena musicale nazionale che difficilmente si possono ascrivere in qualche categoria precisa. Il tutto nel nobiliare contesto di Villa Durazzo Bombrini, palazzo del XVIII secolo divenuto succesivamente una delle residenze estive dei Savoia, circondato nel XX secolo dagli apparati industriali che hanno fatto Genova uno dei vertici industriali del paese. Oggi questi spazi gradualmente stanno tornando patrimonio di tutti. Giovedì 5 la serata di apertura: sintetizzatori, congas e amplificatori hanno invaso le stanze della villa per la rassegna MU-MU, musica nei musei, organizzata dall’Arci di Genova in collaborazione con l’associazione culturale Passion. La peculiarità dell’evento è la simbiosi tra le diverse forme di arte; a cornice dei vari set musicali sono state allestite opere di diversi artisti: gallerie fotografiche, design, presentazioni di libri, il tutto amalgamato da una massiccia dose di musica live. Il secondo giorno della rassegna ha inondato Cornigliano di vibrazioni dub-reggae, proponendo l’esibizione di artisti del calibro di Mad Professor, direttamente da Londra, preceduto dal savon-nigeriano Raphael, accompagnato dal sound roots-reggae dei Eazy Skankers. Il caldo degli altoforni è ricordo fresco, ma non abbastanza per non essere sostituito dal più esotico calore rasta-giamaicano della serata. Il festival ha concluso col botto: l’ultima serata della tre giorni di Villa Bombrini ha ospitato la sesta edizione del SantoRock, appuntamento ormai culto ed irrinunciabile della scena musicale genovese (e non solo). Quest’anno, in trasferta dalla storica sede di Villa Serra, il SantoRock si è confermato evento seguitissimo: l’ingresso gratuito e le otto band in scaletta hanno attirato tante persone che sono state ripagate da ore di musica a 360 gradi e di ottimo livello. Aprono quattro band genovesi: i Toolbox Terror, death metal band esordiente ma con un buon bagaglio fatto di rabbia e ruvidezza, seguono i Lilium, band dal sound visceralmente post nu-metal con ammiccamenti stooner, attivi dal 2006 e attualmente in lavorazione del disco di esordio; subito dopo salgono sul palco i Ricochet che senza indugio continuano a fare del grunge alternativo “colto” dal 2001; chiudono la prima parte della serata i Deserto, esordienti solo di nome, visto che i vari membri della band hanno un passato solido che si chiama Biogora, Matheria, The Banshee, Dhea: in altre parole il meglio che il rock psichedelico core-progressivo genovese abbia prodotto in questi anni. La seconda parte della serata si apre con i NonLinear, formazione italiana dedita alle progressioni elettro-rock guidate da un carisma a dir poco eclettico; seguono gli Zeus, duo assolutamente fuori da ogni schema che propone un jazz core perlustrativo strumentale: lo shock è assicurato; dopo la violenza concettuale degli Zeus, ecco la violenza fisica e acustica dei Nerve, combo genovese alle prese con la promozione del loro secondo album in vista del loro secondo tour europeo: attitudine death grind metal con fiammate melodiche che rendono le riprese ritmiche ancora più sanguinanti, il tutto condito da una perizia tecnica non comune. In cima alla scaletta della serata i romani Lento con il loro post stooner molto melodico e struggente. La sesta edizione del SantoRock, quindi, chiude con una buona dose di rock e goliardia l’edizione 2010 del festival popolare “Pop, musica contro il razzismo”, che si è confermato come evento fresco e interessante, un appuntamento che assolutamente si dovrà ripetere in futuro; il contesto urbano, infatti, rende questa iniziativa quasi pioneristica: se prima Cornigliano non riusciva a dormire per rumori e fumi industriali, in questi giorni è stata la musica a vibrare nell’aria, diffondendo il profumo senz’altro più vitale dell’allegria dei concerti delle notti di mezza estate.