Sestri, le sue strade, teatri impensabili di battaglie, di scontri a fuoco, di rappresaglie, di avventure: accompagnati da Attilio Canneva, testimone diretto di quei fatti, abbiamo ricostruito alcuni episodi di quei giorni, ricostruendo, attraverso un itinerario degli angoli della Sestri di oggi, quei momenti che hanno fatto la storia, e che non possiamo permetterci di dimenticare.
Immaginare la Sestri di oggi come scenario di guerra non è facile, eppure pochi decenni fa anche in questi luoghi si combatteva la guerra di Liberazione dal nazifascismo. Le case di questa piccola città, oggi inglobata nell’urbanità genovese, i suoi muri, e le sue strade sono state spettatori immobili di quei momenti drammatici quanto vitali per la storia del nostro paese, e, grazie ai ricordi dei protagonisti ancora in vita, possono tornare ad essere contenitori della nostra storia, che non possiamo permetterci di dimenticare. Da qui nasce l’esigenza di testimoniare quei fatti, ripercorrendoli attraverso un itinerario degli angoli della Sestri odierna; Attilio Canneva, classe 1932, protagonista diretto di quei giorni, ci accompagna nel nostro piccolo viaggio della memoria della Sestri partigiana.
La prima battaglia
“Pochi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, - racconta Canneva - iniziarono i primi scontri a fuoco tra la resistenza sestrese e gli invasori nazisti; l’11 la prima battaglia e la prima vittima civile: al fine di far proprio un deposito di armi, i tedeschi inviarono un camion con diversi soldati presso un garage situato in via Costa”. Mentre i nazisti effettuavano il carico, un giovane sestrese lanciò una bomba a mano “che teneva in tasca già priva della spoletta, - precisa l’allora undicenne Attilio - in attesa del momento giusto per il lancio”, facendo esplodere quella piccola santa barbara e dando il via alla battaglia. In quel momento Cesarina Chiabrera, che stava cercando di tornare nella propria abitazione per recuperare le preziose tessere annonarie, veniva falciata da una raffica tedesca. Lei fu la prima vittima tra i civili, mentre due giorni prima era caduto il primo militare italiano: Ettore Matarrese, ucciso dai nazisti al Cantiere Navale di Sestri Ponente il 9 settembre 1943, mentre tentava, invano, in qualità di ufficiale dell’esercito italiano, di impedire l’occupazione dello stabilimento.
Azione e Reazione
Spostiamoci in piazza Baracca, fulcro storico della vita di Sestri, molti episodi legati alla resistenza sono passati da qua. Attilio Canneva ci guida nel ricordo di due episodi emblematici della tragicità di quei giorni: “La mattina del 16 gennaio 1945 vennero trovati in questa piazza e nelle strade che partono da qui, i corpi senza vita di quattro ragazzi, partigiani, catturati in precedenza dalle Brigate Nere, e uccisi durante il coprifuoco notturno”. La storia racconta che durante un trasferimento, probabilmente organizzato ad arte, furono fatti scendere dal camion che li trasportava, ingannati dalla promessa della libertà, e fucilati alle spalle mentre si allontanavano; “In tasca avevano un panino e una mela, il classico ultimo pasto che i fascisti erano soliti dare a chi stavano per giustiziare”.
“Piazza Baracca è sempre stata la piazza per eccellenza di Sestri – ci racconta Canneva – qui fascisti e antifascisti si affrontarono tragicamente con tutti i mezzi: qua c’era un chiosco di bibite, gestito da un collaborazionista, che grazie ad appositi fori, controllava i movimenti dei giovani partigiani sestresi, che all’epoca si incontravano nella chiesa dell’Annunziata. La sua attività di spia portò nelle mani delle Brigate Nere molte persone” La vendetta non si fece attendere: nei primi mesi del 45 il chiosco fu fatto saltare in aria, e il suo gestore ucciso.
L’informazione come arma
Ci spostiamo poco distante da piazza Baracca, in via Giuseppe Biancheri, dove una lapide commemorativa ci ricorda l’uccisione di un diciassettenne, Cesare Ricci, colpevole di aver sfidato il coprifuoco, per scrivere con pennello e vernice messaggi di propaganda antifascista: “Coraggiosamente si mosse di notte per compiere la sua missione – ricorda Attilio – ma fu scoperto, inseguito e giustiziato all’istante, nonostante la sua giovane età”.
L’ultimo ricordo: il Sacrario dei Pini Storti
Dopo aver ricordato e rivissuto episodi simbolo di quei giorni, il nostro viaggio si conclude al Sacrario dei caduti Partigiani del cimitero Pini Storti. In questo luogo si trovano le tombe dei 114 caduti di Sestri, raccolte in un unico sacrario, voluto e costruito dalla popolazione sestrese: questo momunento è costruito su base circolare, quasi ad abbracciare i figli caduti per la libertà, e ha il compito non facile di preservare la memoria di quelle vite spezzate per la libertà di Sestri e non solo.
Nicola Giordanella