PROGRAMMA MESI di OTTOBRE - NOVEMBRE 2015
MARTEDÌ 13 OTTOBRE, ore 16,OO.
Conferenza del Socio MARIO REPETTO sul tema:
"KATERINE HEPBURN" un mito di Hollywood.
SABATO 14 NOVEMBRE, ore 16,00.
Conferenza della Dott.ssa ANGELA PELLINO sul tema:
"LEONARDO E IL CENACOLO"
Storia e segreti di un capolavoro nella Milano di Ludovico Sforza.
1 e 3 settimana di NOVEMBRE, ore 15,30
(Martedì e Giovedì da stabilirsi)
Corso " LA BIBBIA NELLA STORIA, LA STORIA NELLA BIBBIA"
a cura del Dott. LUCIANO VENZANO.
L'Associazione Dance Mission si presenta:
"LA DANZA È UN ARTE RICCA PER PERSONE NOBILI NELL'ANIMA"
È questo il nostro motto: celebrare la danza in tutte le sue forme e le sue sfaccettature, sottolineando in particolar modo l'eleganza, la tecnica e il talento artistico.
La nostra Mission
La nostra missione e’ avere un forte impatto sui giovani, che tornino ad apprezzare la magia del teatro, delle performance dal vivo nelle sue forme più esplicite, come la danza, teatro, canto aiutandoli cosi’ a crescere più creativi, più ricchi di cultura interiore e, di conseguenza, più responsabili e coscienziosi delle loro azioni.
Dance Mission è una scuola in cui le persone non solo imparano a ballare, la nostra scuola è un mondo vibrante in cui la danza è solo un filo conduttore che unisce persone brillanti, energiche e uniche. Comprendiamo che la vita non consiste solo di danza e/o di fitness, anche se tutta la nostra vita non è fatta solo di movimento. Viviamo in pace e godiamo una vita attiva insieme! Siamo orgogliosi nel dire che la maggior parte dei nostri allievi arriva su raccomandazione degli amici.
Le nostre discipline principali:
Avviamento alla Danza
Danza Classica: Propedeutica e Accademica
Danza Modern Contemporary
Danze orientali
Capoeira
Canto
Recitazione
Ginnastica per la terza età
Balli Latini & Standart Junior e Senior
Preparazione Atletica – Sbarra a terra
Preparazione per audizioni ed esami di ammissione
Dal 1976 l’Associazione di Volontariato FRATERNITA’ E SERVIZIO Onlus opera a Sestri Ponente a servizio di chi è in particolare difficoltà. Ha Sede in via Sestri, 56 (presso i locali parrocchiali della Basilica S. M. Assunta)
Storia
1976 - nasce il Gruppo Fraternità a cura di alcuni volontari della Parrocchia S. M. Assunta di Genova – Sestri.
1990 - il Gruppo si costituisce in Associazione Fraternità e Servizio.
1994 - iscrizione della Associazione Fraternità e Servizio al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato (SS-GE- ASOC - 23/94).
Finalità
L’intenzione dei volontari che hanno dato vita alla Associazione Fraternità e Servizio è sempre stata quella di affiancare, con spirito fraterno, i nuclei familiari in particolari difficoltà, per collaborare con loro a capire i problemi, individuarne i rimedi ed attuarli.
La conoscenza della realtà sociale del territorio consente ai Soci volontari l’offerta di servizi mirati per la risoluzione dei vari problemi.
Organizzazione
Fedele a questi principi, oggi l’Associazione articola la sua attività con regolare cadenza giornaliera, settimanale o mensile, mediante quattro Gruppi:
Famiglie – sostegno a nuclei familiari o anziani soli con difficoltà socio-economiche o di salute. Visite in Ospedali e Istituti.
Anziani – incontri ricreativi e culturali per una migliore socializzazione. Incontri di spiritualità vedovile.
Bricolage – incontri di amicizia e di lavoro per persone disponibili ad aiutare fattivamente alcuni Missionari di Sestri Ponente; a realizzare iniziative di promozione umana (corredini per neonati e varie) nonché a confezionare arredi sacri per la Parrocchia.
Ragazzi – doposcuola per alunni della scuola media inferiore integrato da particolari attività di educazione e formazione.
Questa presentazione della Associazione Fraternità e Servizio vuole essere strumento di conoscenza e invito al lavoro per ogni persona di buona volontà disposta a collaborare per un aiuto fraterno a chi è in difficoltà, offrendo
° servizio di volontariato
° sostegno all’attività mediante contributi
IBAN IT07 B030 6901 4071 0000 0015 932
(Detraibilità nella dichiarazione dei redditi specificando con la causale: erogazione liberale).
O sottoscrivere il 5 x 1000 dell’IRPEF riportando il
C.F. 95023350101
In certi casi la fotografia suscita sorpresa in chi la osserva a distanza di tempo: quando e perché e talvolta dove il fotografo ha deciso di riprendere quell’immagine, di fermarla per sempre e di tramandarla in quella forma? Una spiaggia urbana ripresa in anni in cui i bagnanti cercavano refrigerio nel mare o si sdraiavano al sole, mentre ai bordi sorgevano ancora costruzioni provvisorie e capanni per la pesca.. Un mare spesso appena suggerito ai margini dell’inquadrature, perché importante era la figura umana; le costruzioni e l’acqua erano soltanto la cornice, l’occasione contingente per tramandare il ricordo di un momento felice. Ecco allora le foto di bagnanti in posa, a gruppi, evocanti momenti di allegre gite, di compagnia. In certi casi si tratta di gruppi compositi per età e sesso, appartenenti allo stesso ceto sociale. Ciò che per primo colpisce in questo caso sono i costumi da bagno: ascellari o con monospalle o bretelle per gli uomini, veri e propri abiti, spesso scuri bordati di bianco per le donne. Per i bambini semplici slip. Per tutti, molto spesso, cappelli “da spiaggia”: in stoffa, paglia o fazzoletti annodati in maniera originale. Altre volte si tratta di gruppi omogenei: donne – con bambini e bambine – ragazzi, vigorosi nuotatori che esibiscono il loro fisici non ancora palestrati… La storia prende forma solo se la si guarda e per guardarla bisogna esserne esclusi: si tratta della vita di persone che appartengono alla generazione precedente alla nostra, contemporanea ai nostri nonni o al massimo ai nostri bisnonni, poco tempo fa, in termine di anni, ma tantissimo tempo fa in termine di cambiamenti di vita. Sappiamo che nel solo XX secolo il progresso tecnologico è stato superiore alla somma dei progressi verificatisi nel corso di tutti i secoli della storia dell’uomo precedenti. Osservare una fotografia è come ripercorre a ritroso il tempo, rivivere la vita delle persone che ci hanno preceduto di poco nella storia. Quelle persone sono state là, hanno voluto concludere una giornata di festa, o interrompere le loro attività di una giornata di festa, per porsi davanti all’obiettivo affidando al fotografo il compito di fissare per sempre quel gruppo, in modo che, nelle diverse copie, a distanza di anni, ciascuno potesse ritrovarsi, individuarsi tra tante altre persone e ricostruire una pagina di storia personale. Tutte quelle persone si erano messe in posa, hanno deciso di collocarsi in un certo modo per essere tutte ben visibili, per creare un gruppo armonioso Guardando quelle foto si ritrova l’istante di tanto tempo fa, l’immobilità della foto presente sulla registrazione passata. Chi si è posto davanti all’obiettivo è rimasto per sempre impresso sulla carta fotografica , ricorda per sempre che chi è qui adesso, davanti ai miei occhi che lo guardano, che lo cercano tra tanti volti, è stato là, un tempo, insieme a quelle persone ed ha deciso di tramandare nel tempo il ricordo di sè di coloro che gli erano attorno. La fotografia per alcuni ha l’effetto di rievocare il passato (Proust) per altri di attestare che ciò che si vede è effettivamente stato. La data è importante, perché, leggendola, si può fare subto il conto degli anni che separano dalla foto. Una foto del 1900 ritrae persone che oggi sono tutte morte, anche quei bambini dall’espressione fiduciosa o spaventata, anche quei neonati protetti dalla luce del sole da…In questo senso la foto punto di riferimento, misura del tempo, in cui io divento protagonista,, sia pure esterno. La foto dice sicuramente ciò che è stato, la foto sembra non menta mai, può mentire sul senso della cosa, su alcuni particolari, quasi mai sulla sua esistenza. Ogni foto è un certificato di esistenza.
Elisabetta Goggi
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In certi casi la fotografia suscita sorpresa in chi la osserva a distanza di tempo: quando e perché e talvolta dove il fotografo ha deciso di riprendere quell’immagine, di fermarla per sempre e di tramandarla in quella forma? Una spiaggia urbana ripresa in anni in cui i bagnanti cercavano refrigerio nel mare o si sdraiavano al sole, mentre ai bordi sorgevano ancora costruzioni provvisorie e capanni per la pesca.. Un mare spesso appena suggerito ai margini dell’inquadrature, perché importante era la figura umana; le costruzioni e l’acqua erano soltanto la cornice, l’occasione contingente per tramandare il ricordo di un momento felice. Ecco allora le foto di bagnanti in posa, a gruppi, evocanti momenti di allegre gite, di compagnia. In certi casi si tratta di gruppi compositi per età e sesso, appartenenti allo stesso ceto sociale. Ciò che per primo colpisce in questo caso sono i costumi da bagno: ascellari o con monospalle o bretelle per gli uomini, veri e propri abiti, spesso scuri bordati di bianco per le donne. Per i bambini semplici slip. Per tutti, molto spesso, cappelli “da spiaggia”: in stoffa, paglia o fazzoletti annodati in maniera originale.
Altre volte si tratta di gruppi omogenei: donne – con bambini e bambine – ragazzi, vigorosi nuotatori che esibiscono il loro fisici non ancora palestrati…
La storia prende forma solo se la si guarda e per guardarla bisogna esserne esclusi: si tratta della vita di persone che appartengono alla generazione precedente alla nostra, contemporanea ai nostri nonni o al massimo ai nostri bisnonni, poco tempo fa, in termine di anni, ma tantissimo tempo fa in termine di cambiamenti di vita. Sappiamo che nel solo XX secolo il progresso tecnologico è stato superiore alla somma dei progressi verificatisi nel corso di tutti i secoli della storia dell’uomo precedenti. Osservare una fotografia è come ripercorre a ritroso il tempo, rivivere la vita delle persone che ci hanno preceduto di poco nella storia.
Quelle persone sono state là, hanno voluto concludere una giornata di festa, o interrompere le loro attività di una giornata di festa, per porsi davanti all’obiettivo affidando al fotografo il compito di fissare per sempre quel gruppo, in modo che, nelle diverse copie, a distanza di anni, ciascuno potesse ritrovarsi, individuarsi tra tante altre persone e ricostruire una pagina di storia personale.
Tutte quelle persone si erano messe in posa, hanno deciso di collocarsi in un certo modo per essere tutte ben visibili, per creare un gruppo armonioso Guardando quelle foto si ritrova l’istante di tanto tempo fa, l’immobilità della foto presente sulla registrazione passata. Chi si è posto davanti all’obiettivo è rimasto per sempre impresso sulla carta fotografica , ricorda per sempre che chi è qui adesso, davanti ai miei occhi che lo guardano, che lo cercano tra tanti volti, è stato là, un tempo, insieme a quelle persone ed ha deciso di tramandare nel tempo il ricordo di sè di coloro che gli erano attorno. La fotografia per alcuni ha l’effetto di rievocare il passato (Proust) per altri di attestare che ciò che si vede è effettivamente stato.
La data è importante, perché, leggendola, si può fare subto il conto degli anni che separano dalla foto. Una foto del 1900 ritrae persone che oggi sono tutte morte, anche quei bambini dall’espressione fiduciosa o spaventata, anche quei neonati protetti dalla luce del sole da…In questo senso la foto punto di riferimento, misura del tempo, in cui io divento protagonista,, sia pure esterno. La foto dice sicuramente ciò che è stato, la foto sembra non menta mai, può mentire sul senso della cosa, su alcuni particolari, quasi mai sulla sua esistenza. Ogni foto è un certificato di esistenza.
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In certi casi la fotografia suscita sorpresa in chi la osserva a distanza di tempo: quando e perché e talvolta dove il fotografo ha deciso di riprendere quell’immagine, di fermarla per sempre e di tramandarla in quella forma? Una spiaggia urbana ripresa in anni in cui i bagnanti cercavano refrigerio nel mare o si sdraiavano al sole, mentre ai bordi sorgevano ancora costruzioni provvisorie e capanni per la pesca.. Un mare spesso appena suggerito ai margini dell’inquadrature, perché importante era la figura umana; le costruzioni e l’acqua erano soltanto la cornice, l’occasione contingente per tramandare il ricordo di un momento felice. Ecco allora le foto di bagnanti in posa, a gruppi, evocanti momenti di allegre gite, di compagnia. In certi casi si tratta di gruppi compositi per età e sesso, appartenenti allo stesso ceto sociale. Ciò che per primo colpisce in questo caso sono i costumi da bagno: ascellari o con monospalle o bretelle per gli uomini, veri e propri abiti, spesso scuri bordati di bianco per le donne. Per i bambini semplici slip. Per tutti, molto spesso, cappelli “da spiaggia”: in stoffa, paglia o fazzoletti annodati in maniera originale.
Altre volte si tratta di gruppi omogenei: donne – con bambini e bambine – ragazzi, vigorosi nuotatori che esibiscono il loro fisici non ancora palestrati…
La storia prende forma solo se la si guarda e per guardarla bisogna esserne esclusi: si tratta della vita di persone che appartengono alla generazione precedente alla nostra, contemporanea ai nostri nonni o al massimo ai nostri bisnonni, poco tempo fa, in termine di anni, ma tantissimo tempo fa in termine di cambiamenti di vita. Sappiamo che nel solo XX secolo il progresso tecnologico è stato superiore alla somma dei progressi verificatisi nel corso di tutti i secoli della storia dell’uomo precedenti. Osservare una fotografia è come ripercorre a ritroso il tempo, rivivere la vita delle persone che ci hanno preceduto di poco nella storia.
Quelle persone sono state là, hanno voluto concludere una giornata di festa, o interrompere le loro attività di una giornata di festa, per porsi davanti all’obiettivo affidando al fotografo il compito di fissare per sempre quel gruppo, in modo che, nelle diverse copie, a distanza di anni, ciascuno potesse ritrovarsi, individuarsi tra tante altre persone e ricostruire una pagina di storia personale.
Tutte quelle persone si erano messe in posa, hanno deciso di collocarsi in un certo modo per essere tutte ben visibili, per creare un gruppo armonioso Guardando quelle foto si ritrova l’istante di tanto tempo fa, l’immobilità della foto presente sulla registrazione passata. Chi si è posto davanti all’obiettivo è rimasto per sempre impresso sulla carta fotografica , ricorda per sempre che chi è qui adesso, davanti ai miei occhi che lo guardano, che lo cercano tra tanti volti, è stato là, un tempo, insieme a quelle persone ed ha deciso di tramandare nel tempo il ricordo di sè di coloro che gli erano attorno. La fotografia per alcuni ha l’effetto di rievocare il passato (Proust) per altri di attestare che ciò che si vede è effettivamente stato.
La data è importante, perché, leggendola, si può fare subto il conto degli anni che separano dalla foto. Una foto del 1900 ritrae persone che oggi sono tutte morte, anche quei bambini dall’espressione fiduciosa o spaventata, anche quei neonati protetti dalla luce del sole da…In questo senso la foto punto di riferimento, misura del tempo, in cui io divento protagonista,, sia pure esterno. La foto dice sicuramente ciò che è stato, la foto sembra non menta mai, può mentire sul senso della cosa, su alcuni particolari, quasi mai sulla sua esistenza. Ogni foto è un certificato di esistenza.
Una città diversa, bella e condizionata da spazi e strutture. Giustamente e non a caso il titolo della rassegna è Bellezza Imprigionata. Le immagini della galleria fotografica sono state tratte dal volume: Bellezza Imprigionata, appunto, nato da un’idea di Giacomo Ricciuti, amministratore di alcuni condomini del Medio Ponente: in via Antonio S. Elia, via Piero Maroncelli, via della Benedica, via Pietro Metastasio, via Baldovino Biglietti, via Due Dicembre.
Perché, si chiede Antonello Cassan, l’editore, un privato, un professionista, ha sentito la necessità di pubblicare un libro, far sviluppare il suo progetto dalle fotografe Elisabetta Goggi e Diana Lapin , di organizzare una mostra e rendersi ambasciatore, in questo modo singolare, per gli spazi abitativi di 4500 famiglie? Si sente spettatore di qualcosa che non va da troppo tempo e vede i suoi amministrati sempre più deboli e sempre meno ascoltati? Interi quartieri scivolano pericolosamente nel degrado? Sente la necessità di sollecitare i pubblici doveri…?
Basta addentrasi nella mostra, nelle splendide immagini, per capire il senso dell’abitare in questi spazi, spazi che si possono ben identificare in tante città italiane ed europee. Le immagini sono un testo scritto, fanno leggere, intuire a tutti noi e attendono risposte per liberare la bellezza che contengono.
La loro forza evoca emozioni che, più delle parole, rendono la misura di ciò che vogliono rappresentare. Chiaroscuri, ombre, luci, colori, segni, spazi, corpi e persone diventano metafora di architetture e di vita quotidiana.
Come osserva Elisabetta Papone, si tratta di immagini che non lasciano indifferenti, anche perché sanno utilizzare il ritmo, il linguaggio, le inquadrature giuste. Rientrano a pieno titolo, e consapevolmente, nella tradizione della fotografia “impegnata”: che è tale non solo e non tanto perché si occupa di temi di interesse collettivo, ma perché lo fa in maniera dichiarata, trasparente, senza paura di schierarsi e prendere posizione. Va da sé che GenovaFotografia, progetto nato all’interno dei musei civici genovesi per promuovere e valorizzare la cultura fotografica diffusa sul territorio, senta profondamente congeniale ai propri intenti questo lavoro.
In tal modo il simbolismo magico dell’arte fotografica diventa spunto per un importante traguardo di rinnovamento per questi ambienti urbani. Luoghi ai margini diventano i protagonisti di sensazioni mai sopite in ciascuno di noi: la rappresentazione di ciò che si ammira, si fa emozione, turbamento, sottile inquietudine, si trasforma in desiderio di rinascita.
L'osservatorio, inaugurato nel 1984, è disposto su tre livelli: al piano inferiore sono presenti un'officina meccanica, la sala proiezioni ed i servizi; al piano d'ingresso si trova la biblioteca con sala conferenze, mentre sul terrazzo sono collocate le due cupole.
La strumentazione è composta da un telescopio principale C11 da 280 mm Schmidt-Cassegrain su montatura EQ8, da due telescopi secondari C9 ¼ e C8, da un telescopio solare e da un eVscope Unistellar. Sono inoltre presenti sistemi audio visivi, una webcam per l'osservazione planetaria ed una camera CCD per l'osservazione del cielo profondo.
L’Osservatorio Astronomico di Genova è aperto al pubblico almeno un sabato sera al mese ed ammette aperture ed incontri per gruppi organizzati e scolaresche, oltre a proporre annualmente corsi per i soci.
Recapiti cell. 335/401 919
osservatorioastronomico.genova@gmail.com
info@oagenova.it